L’ansia è una fonte di vergogna ben radicata per la maggior parte delle persone, e la vergogna è un sentimento tossico che ci tiene bloccati e che ritarda la nostra guarigione completa dal disturbo d’ansia. Per cominciare a guarire la nostra ansia, dobbiamo rinunciare al nostro senso di vergogna riguardo essa. Se la esponiamo alla luce del giorno, la vedremo per la menzogna che è.
La vergogna si manifesta in modi diversi per le persone ansiose: vergogna di essere deboli. Vergogna di fallire come madre o padre o capo o amico. Vergogna di non essere in grado di sostenere la tua famiglia e portare a casa uno stipendio. Vergogna di non essere in grado di uscire dalla propria zona di sicurezza o di andare a fare shopping da solo senza la persona che ti dà sicurezza.
La maggior parte di questa vergogna è alimentata da un dialogo interiore negativo. Per esempio, un padre che sta affrontando l’ansia potrebbe pensare: “Come posso io, l’uomo della famiglia, non essere in grado di portare i miei figli a una partita di pallone?”
Uno studente universitario potrebbe pensare: “Tutti gli altri sono così estroversi, e io ho paura di sedere anche solo pochi minuti in aula.”
Una neomamma potrebbe pensare: “Ho questo meraviglioso bambino che adoro così tanto, ma questi pensieri ansiosi mi stanno rubando la gioia che dovrei poter sentire. Come posso pensare certe cose? Sono una madre terribile?”
Ci sono persone che non nascondono la loro ansia e che sembrano felici di parlarne, ma anche in quel caso la conversazione tende a rimanere a un livello superficiale. Se scavi un po’ più a fondo tuttavia, inevitabilmente troverai quella stessa vergogna latente, una vergogna che non vogliono condividere con nessuno, cose che non vogliono ammettere per timore di essere giudicati.
Spesso la vergogna segna davvero nel profondo. Una volta ricevetti una telefonata da una donna che voleva parlare dei suoi attacchi di panico e della sua ansia costante. Lei viveva con suo marito e i suoi figli in un piccolo paese. Mi disse come l’ansia e gli attacchi di panico stessero distruggendo la qualità della sua vita, e come ogni giorno si stesse trasformando in un’intensa battaglia. Aveva l’abitudine di viaggiare tutto intorno al mondo per lavoro come responsabile vendite per una grande azienda, ma ora trovava difficile uscire dalla porta di casa per paura di avere un attacco di panico.
Le chiesi se avesse detto a qualcuno del suo problema con l’ansia a parte suo marito e il suo dottore. Mi rispose che aveva parlato con qualche amico, ma in generale teneva la cosa per sè, temendo che gli altri cominciassero a spettegolare a riguardo. Quindi le chiesi cosa davvero la turbasse di più della sua ansia.
Si irritò un po’ e disse, “Ma non mi stavi ascoltando? Non riesco ad uscire di casa a causa di questo, e ho dei bambini ai quali badare. Cosa potrebbe esserci di peggiore di questo?” “No, quello lo capisco,” dissi. “Ma cosa DAVVERO ti turba della tua ansia?” Ci fu un lungo silenzio. Poi, dopo un attimo disse “Non uscire di casa non è che la metà del problema. C’è tutto il resto che non potrei mai confessare a nessuno…mi vergogno troppo.”
“Beh, mettimi alla prova,” dissi. “Sono praticamente una sconosciuta, solo qualcuno all’altro capo del telefono. Non credo che ci vedremo mai di persona. Non hai niente da perdere.”
“Okay…,” disse. “Beh, in fondo ho paura di perdere la testa. Come se stessi perdendo il contatto con la realtà. Non sono mai presente con i miei figli perchè tutto il tempo penso alle mie idee ansiose.”
Le dissi che le persone spesso riescono ad ammettere col proprio dottore o con gli amici più cari il loro problema con l’ansia e gli attacchi di panico, ma raramente ammettono le cose che davvero li sconvolgono maggiormente. Nascondono le loro paure più grandi così in profondità e soffrono in un terribile silenzio.
Per esempio, è normale per queste persone avere timore di prendere in mano un coltello da cucina nel caso in cui impazziscano e finiscano per accoltellare qualcuno o di diventare ansiosi dietro il volante di un’auto per timore di sbandare in modo incontrollato e incrociare il traffico in senso opposto. Oppure odiano uscire in balcone per timore di essere presi da un momento di pazzia e buttarsi giù. Altri ignominiosi pensieri ansiosi hanno a che fare con proibiti, aggressivi, o pensieri sessuali perversi o dubbi riguardo alla propria identità sessuale.
Così tante persone soffrono in silenzio a causa di questo tipo di importuni pensieri ansiosi, e vorrei che tutti avessero la possibilità di capire quanto comuni siano. Tali pensieri sono molto diffusi e non sono un segno di malattia mentale, ma piuttosto il risultato di un alto livello di ansia, ormoni dello stress, sfinimento, e un’immaginazione iperattiva. Ecco qua. (Parlo di questo tipo di pensieri importuni nel capitolo “Smetti di temere i pensieri ansiosi.”)
Esiste un episodio di un uomo che davvero riassume il tipo di vergogna della quale soffre la gente con disturbi d’ansia. Tommaso, che soffriva di frequenti attacchi di panico, era il padre di un ragazzino di dieci anni. Ogni weekend si rimproverava per non avere il coraggio di fare certe cose con suo figlio. Cose come andare a pesca o in tenda, come aveva fatto lui col padre crescendo.
Una volta mi raccontò di una recente uscita in occasione di un concerto pop, avvenuta poco prima che parlassimo. Andavano a vedere una popolare band suonare in un locale della zona con alcuni degli amici di suo figlio e i loro genitori. I biglietti non erano economici e il figlio “non vedeva più l’ora di andare a questo evento fighissimo”.
Erano seduti nel bel mezzo della platea quando Tommaso cominciò a sentire le spiacevoli sensazioni di costrizione al petto che in genere gli scatenavano gli attacchi di panico. Fece del suo meglio per ignorarlo ma non appena la band salì sul palco e la folla cominciò a gridare sentì l’ansia montare velocemente e avvertì il bisogno di uscire di lì. Il problema era che erano tutti insieme e la sensazione di essere intrappolato con quelle persone sul posto peggiorava la sua ansia.
Resistette ancora qualche minuto, poi improvvisamente si alzò e disse a suo figlio di seguirlo fuori. Mentre se ne andavano spiegò agli altri genitori che suo figlio non si sentiva bene e che sarebbero ritornati a casa. Questo sorprese gli altri, dato che il figlio era stato di ottimo umore tutta la sera.
Quando furono fuori, gli occhi di suo figlio erano pieni di lacrime mentre chiedeva a suo padre che cosa non andasse. Perchè aveva mentito? Perchè dovevano tornare a casa?
Tommaso non seppe come rispondere e bonfonchiò qualcosa riguardo a qualcosa di urgente che doveva fare, mentre camminavano velocemente verso la macchina e guidavano verso casa. L’intero incidente riempì Tommaso di un tale senso di vergogna che scalfì il suo senso profondo di autostima.
Per mettere fine alla vergogna, devi smascherarla. Prima devi ammetterlo chiaramente con te stesso. Devi avere chiaro in testa cos’è che non potresti mai ammettere con qualcun altro. A quel punto può cominciare la guarigione. La vergogna è comunque una menzogna di cui non hai bisogno. Quando la esponi alla luce del giorno, perde la sua presa perchè viene mostrata per quello che è: un’illusione.
Non c’è niente di cui vergognarsi nel soffrire di un problema di ansia. Sei in buona compagnia. Si dice che alcune delle menti migliori del mondo abbiamo sofferto di ansia, come lo scienziato Charles Darwin e Sir Isaac Newton. È ritenuto che artisti e scrittori famosi come Alfred Lord Tennyson, T.S. Eliot, Marcel Proust, Emily Dickinson (la lista è davvero infinita) ne abbiano sofferto in modo analogo.
Il collegamento tra creatività e ansia è assodato. La ricerca mostra che le persone che soffrono di problemi d’ansia tendono a ottenere un punteggio superiore alla media in intelligenza, creatività e sensibilità. Quello che accade, fortunatamente, è che tutte quelle caratteristiche positive possono ritorcersi su sé stesse quando lo stress e l’ansia si manifestano. Una mente acuta e intelligente corre a diagnosticare qualsiasi sensazione fisica inusuale, e quando non individua una risposta, viene sopraffatta dall’ansia e giunge a conclusioni irrazionali.
Deepak Chopra ha scritto: “Il modo migliore di utilizzare l’immaginazione è la creatività. Il modo peggiore di utilizzare l’immaginazione è l’ansia.”
Un carattere sensibile con una vena creativa spesso usa l’immaginazione per mettere insieme scenari spaventosi che sembrano usciti da un film horror. Quanto spesso avete provato una sensazione e poi avete lasciato la vostra immaginazione scatenarsi pensando ad ogni cosa possibile che potevate avere?
Bellissima riflessione riguardo i disturbi legati all’ansia.
Sono un ragazzo di 25 anni e soffro di attacchi di panico da circa 11 anni.
Soffro di IBS-D, e questa è la causa che attribuisco ai miei attacchi di panico che non fanno altro che peggiorare la mia salute intestinale, perché il fastidio alla pancia allarma la testa e la testa risponde allarmando la pancia, creando così un circolo vizioso che mi è difficile spezzare a mio favore.
Non riesco ad uscirne, neanche dopo anni passati a parlare con psicologi, comunque ho apprezzato davvero molto questo articolo.
Grazie a chiunque l’abbia scritto.